Inquadramento generale
Un Ateneo radicato
nel territorio, che guarda lontano.
Nel sessennio 2025-2031 si collocano almeno due ricorrenze particolarmente significative: i 50 anni dal terremoto del 1976 e i 50 anni di vita dell’Ateneo nel 2028. A tali appuntamenti l’Università di Udine arriva forte di una raggiunta maturità, testimoniata dal suo profilo di eccellenza in molti settori della didattica e della ricerca e dalla sua leadership in un numero significativo di progetti e reti nazionali ed internazionali. La presenza di un Dipartimento di eccellenza (il DIUM) e l’attrattività dei nostri corsi di laurea triennale ed a ciclo unico, dei corsi di dottorato di ricerca e dei master sono ulteriori punti di forza che testimoniano una formazione di qualità, in continuo aggiornamento, e una ricerca di alto livello. Tutto ciò è stato raggiunto coltivando i forti legami col territorio, che ha sostenuto convintamente la nascita dell’Ateneo e ad esso continua ad essere vicino.
Numerose sono le sfide che ci attendono nel prossimo futuro. I tagli al fondo di finanziamento ordinario (FFO), il venir meno dei fondi legati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), il calo demografico che si prospetta entro il 2041 e già sta colpendo alcune Regioni italiane, fra le quali il Friuli Venezia Giulia, la forte espansione delle università telematiche, la scarsa attrattività di alcuni nostri corsi di laurea magistrale sono tutti fattori che potrebbero limitare la crescita dell’Ateneo sia nel campo della didattica che in quello della ricerca, con inevitabili ricadute anche sulla terza missione e il trasferimento tecnologico.
Con queste premesse, ritengo che la prospettiva di fondo per il futuro del nostro Ateneo debba essere quella della cooperazione competitiva con gli altri Atenei e Centri di Ricerca e Sviluppo del Triveneto, traendo ispirazione da quanto fatto in questi anni nei Centri nazionali, nei Partenariati estesi e negli Ecosistemi dell’innovazione territoriali finanziati dalla Componente 2 “Dalla ricerca all’impresa” della Missione 4 “Istruzione e ricerca” del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). In particolare, l’esperienza, che conosco molto bene, dell’ecosistema dell’innovazione iNEST, che riunisce tutti e 9 gli atenei del Triveneto, costituisce un riferimento di grande interesse e ispirazione.
Due ambiti chiave di tale cooperazione competitiva sono il campus universitario diffuso e la rete dei lab village. Il campus universitario diffuso vuole offrire un quadro d’insieme dei percorsi di laurea e laurea magistrale dei 9 atenei del Triveneto, valorizzando, in linea con l’idea dell’Erasmus italiano, la mobilità studentesca per tesi e tirocini all’interno del campus. Inoltre, gli strumenti a disposizione per la didattica online consentono di immaginare un’offerta didattica allargata, che permetta agli studenti di seguire, da remoto o in presenza, singoli insegnamenti tenuti presso atenei diversi da quello di appartenenza, in grado di arricchire il loro percorso formativo. In aggiunta, si possono immaginare sia nuovi percorsi universitari trasversali, interdisciplinari e attenti alle esigenze del territorio sia percorsi di formazione permanente (lifelong learning) di immediata fruibilità aziendale e associati ad adeguate certificazioni (micro–credenziali). Nell’insieme, l’idea del campus universitario diffuso può rappresentare un’alternativa concreta ed efficace alle università telematiche, che sono e sempre più saranno nostre serie competitrici. L’idea del lab village come luogo in cui coesistono e interagiscono laboratori misti università-impresa nasce nel nostro Ateneo ed è stata fatta propria dall’ecosistema iNEST, diventando una delle attività trasversali che lo caratterizzano. La rete dei lab village, basata su un’adeguata infrastruttura software, vuole connettere i lab village costituiti presso i 9 atenei in modo tale che i laboratori possano collaborare su temi di interesse comune e le aziende possano stabilire proficue interazioni con quei nodi che meglio corrispondono ai loro bisogni. Inoltre, i lab village potranno diventare anche luogo privilegiato di attività di formazione e di public engagement.
In tale prospettiva, il rapporto con l’Università di Trieste e, sia pure in forme diverse, con SISSA dovrà essere rilanciato nello spirito di una collaborazione costruttiva, che tragga vantaggio dalle specificità di ciascun ateneo e sia a beneficio per tutti. Fondamentale sarà anche il rafforzamento dei legami con le realtà istituzionali locali, in un’ottica di condivisione degli obiettivi, nella piena consapevolezza della diversità dei ruoli e dei compiti, salvaguardando l’autonomia universitaria, che resta un bene prezioso da tutelare.
In questo contesto, sarà essenziale ripensare, attraverso il nuovo Piano Strategico di Ateneo 2026-29, il ruolo dell’Ateneo quale punto di riferimento nelle azioni di rafforzamento del sistema universitario regionale ed interregionale, partendo da un’analisi critica di quanto è stato finora realizzato con il Piano Strategico di Ateneo 2022-25, identificando gli obiettivi realizzati e quelli non raggiunti e valutando l’efficacia degli investimenti fatti. Sarà, inoltre, necessario rivedere i meccanismi di valutazione, a monte, in itinere ed ex post, per garantire che le azioni strategiche a supporto degli obiettivi individuati siano finanziate in modo mirato e sempre adeguato.
Una particolare attenzione dovrà essere data all’inclusione, un tema che dovrà essere sempre centrale per il nostro Ateneo: i diritti della persona, come sanciti dalla Costituzione italiana, saranno il punto di riferimento per garantire un ambiente universitario accogliente per tutti. È, inoltre, necessario lavorare per una maggiore parità di genere, in particolare nei settori STEM, dove sono necessari incentivi e politiche di orientamento efficaci seguite da azioni concrete.
Un altro tema che deve restare una priorità è quello della pace e della nonviolenza, soprattutto tenendo conto di un contesto sociale dove la violenza è sempre più presente. L’attività ordinaria di formazione e ricerca è la prima e naturale forma di azione dell’università sulla società, ma l’università è anche un riferimento sui grandi temi. La comunità accademica dovrà contribuire attivamente alla discussione pubblica, promuovendo iniziative di educazione alla pace e alla nonviolenza, continuando e potenziando il progetto “UniUd per la Pace” e mettendo in evidenza l’importanza fondamentale della democrazia e della cittadinanza europea, che affondano le loro radici nella drammatica esperienza della Seconda Guerra Mondiale.
In conclusione, il mio impegno come rettore sarà orientato a costruire un ateneo fondato sulla promozione a tutti i livelli della qualità della ricerca e della didattica, su una solida rete di relazioni scientifiche e didattiche, sulla valorizzazione di tutte le componenti della nostra comunità accademica e sull’inclusività, per creare un ambiente stimolante e aperto al futuro (hic sunt futura), dove tutti possano crescere e contribuire al successo collettivo.
Ho scelto di strutturare il programma in sezioni tematiche, che affrontano i principali aspetti della vita dell’Ateneo: didattica, ricerca, internazionalizzazione, territorio e terza missione, risorse e pianificazione strategica, governo e organizzazione, medicina. Non ho previsto delle sezioni specifiche dedicate ai docenti, al personale tecnico-amministrativo o agli studenti, perché di tutti loro si parla in modo diretto o indiretto in tutte le sezioni.
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Le sfide della didattica richiedono un equilibrio tra innovazione digitale, formazione continua e nuovi modelli di apprendimento più flessibili e inclusivi, per preparare gli studenti alle sfide del futuro.
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Investire nella ricerca rafforza l’Ateneo, aumenta la sua attrattività e crea nuove opportunità di innovazione e sviluppo, valorizzando il legame con l’industria.
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L’Università cresce con il mondo: espandere le connessioni internazionali significa attrarre talenti, promuovere la ricerca congiunta e offrire nuove opportunità formative per studenti e docenti.
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Il dialogo con il territorio accresce il ruolo dell’Ateneo, favorisce il trasferimento tecnologico, promuove la divulgazione scientifica e genera opportunità di sviluppo e innovazione condivisa.
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Un piano strategico per il personale e la sostenibilità è chiave per un Ateneo resiliente, e assicura equilibrio tra nuove competenze, ottimizzazione delle risorse e qualità della vita accademica.
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Partecipazione attiva, coordinamento e valorizzazione delle competenze: la soluzione per un Ateneo più efficiente, trasparente e orientato al futuro.
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Un Ateneo fortemente connesso al sistema sanitario garantisce formazione d’eccellenza, ricerca avanzata e opportunità per i professionisti della salute, contribuendo in modo attivo al miglioramento della salute pubblica.
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